Regolamento della Comunità dei Fratelli e delle Sorelle del MONASTERO LAICO “S. Carlo ACUTIS”
Premessa:
La Comunità dei Fratelli e delle Sorelle del Monastero Laico “San Carlo CARLO ACUTIS” è l’anima orante, silenziosa e devota della Comunità Pastorale “Chiesa in Uscita” del Borghetto Giovani. La preghiera, l’adorazione e il ritiro mensile, sono al centro
del loro esserci. Essi esprimono il loro essere “fratelli” amandosi e amando i ragazzi e i giovani. Soprattutto i più poveri e ribelli.
1. Fondamenti:
Il Fondamento dell’essere Fratelli e Sorelle sono:
– rispettare la libertà nel conservare le tradizioni e usi particolari nel loro rapporto con i propri fratelli;
– offrire direttive e strumenti per una consapevole crescita, con cuore dilatato, nella via della perfezione evangelica. Il Regolamento ha pertanto carattere complementare rispetto al Regolamento della Comunità Pastorale “Chiesa in uscita” Borghetto Giovani.
2. Il fedele secolare
Il fedele secolare è il cristiano, uomo o donna, laico che, vivendo nel proprio ambiente famigliare e sociale,
riconosce e accoglie il dono di Dio e la sua chiamata a servirlo, secondo le potenzialità ed esigenze della
consacrazione battesimale e del proprio stato. L’accoglienza di questo dono di Dio si rende visibile e
attuabile mediante la preghiera orante per la Comunità pastorale e i ragazzi che abitano la strada.
3. L’adesione e la partecipazione
L’ aspirante fedele, dopo un congruo periodo di formazione, fa l’offerta di sé stesso a Dio vincolandosi alla Comunità dei
Fratelli e delle Sorelle del Monastero laico. Il fedele si impegna ad una forma di vita che sia progressiva
conformazione a Cristo, che con la sua stessa vita cercherà di irradiare tra le strade, diventando testimone della perenne vitalità della vita
nell’esperienza cristiana. Essi riceveranno come segno distintivo all’interno della
Comunità Pastorale “Chiesa in uscita” un nastro rosso con una tessera che indosseranno nei momenti liturgici di rilevo della Comunità.
4. Ammissione
L’ammissione del fedele è fatta dal presbitero o dal diacono della Comunità Pastorale “Chiesa in uscita”, che in ciò
esplicita il carisma del discernimento degli spiriti proprio del suo servizio. Da parte del candidato si richiede il
superamento della maggiore età, piena coscienza, congrua formazione e un adeguato periodo di prova.
La scheda del fedele viene custodita nell’archivio della Comunità Pastorale “Chiesa in uscita”.
5. La vita spirituale:
Lineamenti essenziali
Santità: grazia e vocazione
Tutti nella Chiesa, in quanto santificati dal dono dello Spirito della Pasqua del
Signore, sono chiamati alla santità, che è comunione con Dio nella partecipazione alla vita trinitaria.
In questa comune vocazione il fedele è chiamato a dare la sua risposta vivendo il carisma che gli è proprio, nulla
anteponendo all’amore di Cristo.
6. Parola di Dio
Il fedele radicherà la sua vita spirituale nella Parola di Dio, letta e meditata.
Tale radicamento si esprime e cresce nei tre momenti della vita:
l’ascolto, la preghiera, il lavoro, in modo che l’ascolto della Parola alimenti il dialogo con Dio nella preghiera e animi
l’impegno nel lavoro.
7. Ascolto e Lectio Divina
L’ascolto della Parola di Dio si fonda e si realizza nella Lectio Divina. Essa, praticata con fedeltà, condurrà il fedele
ad una intelligenza sempre più profonda della Parola stessa e al compimento della volontà del Padre, nell’inenarrabile
dolcezza del Suo amore. Perché la Lectio Divina, lettura sapienziale della Scrittura, diventi l’incontro personale con il Dio della salvezza,
l’umiltà, il silenzio e il raccoglimento, sono le condizioni indispensabili.
8. Ascolto e ricerca di Dio
Nell’ascolto, il fedele potrà vivere in un modo particolare quella vigile ricerca di Dio, scoprendo ogni giorno congioiosa sorpresa di essere da Lui cercato e atteso. Il fedele, illuminato dalla Parola, cercherà inoltre di cogliere nel mondo i segni della Pasqua del Signore, dilatando il proprio cuore nell’attesa paziente e amorosa, per testimoniare così nelle situazioni e nelle scelte quotidiane di vita il volto di Dio.
9. Ascolto e obbedienza
L’ascolto, che si fa obbedienza. “Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro, e piega l’orecchio del tuo cuore; accogli volentieri i consigli
dell’affettuoso padre e ponili vigorosamente in opera”. Attraverso l’obbedienza, il fedele vive il mistero pasquale di
Cristo fatto obbediente fino alla morte in croce (cfr. Fil 2, 6-8) e cresce nella libertà di figli che si affidano totalmente al
Padre. Il Fedele percorrerà il cammino dell’obbedienza guidato dalla fede e sostenuto dalla funzione ministeriale
dei pastori della Chiesa e della comunità pastorale “Chiesa in uscita” alla quale si è unito, testimoniando il primato
dell’amore di Cristo nel mondo e nella comunità ecclesiale.
10. Il sacramento della riconciliazione
Nel cammino di conversione del fedele si colloca il sacramento della riconciliazione, che diventerà per il fedele la celebrazione
della misericordia di Dio rivelata nella Pasqua del Signore e comunicata mediante il suo Spirito, e insieme
celebrazione della speranza che lo allontana dal passato e inserisce nel futuro di una vita sempre nuova che fiorisce
nel rendimento di grazie all’amore salvifico di Dio.
11. Preghiera come vita
La Parola di Dio chiama e interpella continuamente tutti gli uomini. Il fedele, giorno per giorno, come il monaco, impara
a porsi in ascolto obbediente e di fede, perché la sua vita sia trasformata e si apra alla preghiera, che prenderà spazio
sempre più significativo a livello sia personale che comunitario. La preghiera dovrà permeare la sua vita quotidiana, in
modo da integrare interiorità e attività, e porterà l’oblato a sperimentare sempre più la comunione con il Padre.
12. La liturgia delle ore
Il fedele unisce la sua voce a quella della comunità monastica, e della Chiesa tutta, nella celebrazione della
Liturgia delle Ore, facendo esperienza di preghiera ecclesiale, che gli permette di vivere la presenza di Cristo e
di crescere sempre di più nella comunione fraterna. Collegando il movimento interiore della preghiera con il
ritmo del tempo, unisce il suo respiro vitale a quellodell’universo, e confessa la signoria di Dio sul creato e sulla
storia e la sua partecipazione al suo progetto di salvezza. Animato da questo spirito, il fedele cercherà di celebrare
ogni giorno almeno le Lodi e il Vespro.
13. Eucaristia e culto spirituale
Il fedele colloca al centro della sua vita la celebrazione eucaristica, memoriale della Pasqua del Cristo e “culmine
verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua virtù”. Partecipando all’Eucaristia,
il fedele esercita il suo sacerdozio battesimale, rende culto a Dio nel cuore della Chiesa, si nutre del Corpo e Sangue
di Cristo nella Cena del Signore, divenendo suo “consanguineo”, come si esprimevano i Padri. “Tutte infatti
le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugare e familiare. il lavoro giornaliero, il sollievo
spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita se sono sopportate con
pazienza, diventano sacrifici spirituali graditi a Dio per Gesù Cristo (1 PTT 2, 5)”.
14. I fedeli coniugati
I fedeli coniugati dovranno vivere il loro matrimonio nella consapevolezza che Cristo”rimane con loro perché come Egli ha amato la Chiesa e si
è dato per lei, così anche i coniugi possano amarsi l’un l’altro fedelmente per sempre, con mutua dedizione”.
I coniugi e i genitori “devono con costante amore sostenersi a vicenda nella grazia per tutta la vita e istruire nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche la prole” diventando “testimoni e cooperatori della fecondità della madre Chiesa, in segno e partecipazione di quell’amore, col
quale Cristo amò la sua Sposa e si è dato per lei”.

15. Spirito di famiglia
Lo spirito di comunione, che caratterizza la famiglia monastica, è un elemento fondante della Chiesa
Chi, come il fedele, vive nella ricerca di una progressiva armonizzazione in sé stesso, e in una familiarità crescente
con la comunità monastica cui appartiene spiritualmente e con gli altri fedeli, deve proporsi anche nella società e nella
Chiesa come operatore di pace e promotore di comunione.
16. Il fedele e la Chiesa locale
L’oblato dovrà crescere sempre più nella consapevolezza di essere parte viva della Chiesa locale
nelle sue diverse articolazioni, offrendo ad essa il contributo della sua specifica spiritualità intesa a promuovere la dimensione
contemplativa della vita cristiana.